Gli archivi Web
devono essere aggiornati all’evoluzione dei fatti, specie quando si
tratta di vicende giudiziarie; lo rileva la Cassazione, con la
sentenza 5525/2012. Il diritto all'oblio è inteso come il giusto
interesse di ogni persona a non restare indeterminatamente esposta ai
danni ulteriori che arreca al suo onore ed alla sua reputazione la
reiterata pubblicazione di una notizia che in passato era stata
legittimamente pubblicata. La Commissione Europea, recentemente, ha manifestato l’intenzione di occuparsi della questione “diritto all’oblio”, tanto da presentare il 25 gennaio 2012 una riforma globale per la tutela della privacy degli utenti sul web, da convertire in legge da tutti gli stati membri entro il 2015. L’Italia rimane, all’interno della comunità europea, il paese dove il diritto all’oblio ha ottenuto una cornice quanto più esaustiva.
Alessio Sundas dice: “so di aver
sbagliato in passato ma non intendo pagarne le conseguenze per tutta
la vita”. Sundas vuole veder cancellato il proprio nome dalla
cronaca web relativa ai fatti criminosi che lo hanno visto coinvolto
in passato. Sundas afferma: “questi fatti ormai appartengono al mio
passato remoto, non voglio più circolare con un cartello al
collo”.La pena
esaurisce ogni
punizione per il colpevole. Non possono esservi altre sofferenze se
non quelle previste dalla legge. Non è ammissibile che una volta
pubblicata una notizia su un giornale online, questa notizia rimanga
a disposizione di tutti a tempo indeterminato. Così come viene
imposto alla carta stampata di non riproporre notizie di cronaca
ormai desuete, al fine di non danneggiare in eterno l'imputato, anche
alla rete è ormai imposto un simile obbligo.